27 Marzo 2024

Liberi Dentro: la trasformazione da passione alla creazione di un’associazione Non-Profit – Intervista con Paolo Maresca

Paolo Maresca Liberi Dentro - POLIMI GSoM

Nel corso dell'ultimo anno e all’interno della più ampia iniziativa Leave Your Mark, un gruppo di alumni della nostra Scuola, POLIMI Graduate School of Management, si è unito alla missione di trasformare Liberi Dentro da un progetto appassionato a una solida associazione non-profit.

“Leave Your Mark” è una iniziativa promossa in partnership con l’Associazione Gianluca Spina e pensata per consentire a manager, professionisti e giovani talenti che hanno studiato presso POLIMI Graduate School of Management di mettere a disposizione le loro skills a istituzioni non-profit che si impegnano e ricoprono un ruolo chiave nel costruire una società più inclusiva e un futuro migliore per tutti.

Paolo Maresca, uno dei protagonisti di Liberi Dentro, condivide con noi il suo viaggio e le competenze cruciali che hanno guidato questa evoluzione. Dall’analisi dei passi chiave di questa trasformazione, all'instaurazione di fiducia al lavoro distribuito, fino alla creazione di una struttura organizzativa robusta. Attraverso l'esperienza con Liberi Dentro, il team ha appreso preziose lezioni sulla gestione della passione nel sociale e l'importanza di un purpose condiviso, oltre che sul ruolo fondamentale della community degli alumni POLIMI GSoM nel sostenere e amplificare tali iniziative.

Nell’arco dell’ultimo anno, insieme ai colleghi Andrea Biancini, Chiara Rossetti, Angela Cea e Daniela Tonoli, hai supportato i volontari del progetto Liberi Dentro nella trasformazione della propria attività in una vera e propria associazione non-profit.

Quali sono stati i passi di questa evoluzione?

Innanzitutto, vorrei sottolineare che è stata un’esperienza unica, capace di metter in gioco delle competenze acquisite in anni di esperienza professionale, per poi portarle nel mondo del terzo settore al servizio di un progetto di volontari mossi da una grande passione ma, al contempo, limitati nell’espressione del loro potenziale dalla mancanza di struttura, processo e governance. Gruppo di volontari egregiamente capitanato da Francesca Vender che è Presidente della nascente non-profit, ed è parte della Faculty POLIMI GSoM in qualità di Adjunct Professor, iniziatrice del progetto nel lontano 2017.

Il viaggio si è contraddistinto in diverse tappe. La prima in assoluto è stata quella della conoscenza, uno stadio fondamentale per costruire la fiducia necessaria a poter lavorare di squadra. 

La seconda fase si è contraddistinta con la creazione dei presupposti per lavorare al progetto in maniera distribuita: io sono all’estero, e i volontari su Milano, quindi gioco-forza ci siamo dovuti “digitalizzare” per far sì che il processo asincrono di lavoro fluisse senza intoppi. Abbiamo quindi lavorato a una Miro board per la parte di design thinking, ad un setup Microsoft Teams per le riunioni e le minute di queste, il tutto accompagnato dall’immancabile gruppo WhatsApp per creare un ambiente interattivo aperto anche a chi non è affiliato a POLIMI GSoM (e ce ne sono stati diversi di attori chiave non affiliati nel percorso). 

La terza fase è stata contraddistinta dalle sedute di lavoro, con cadenza settimanale, atte a creare tutti i contenuti fondamentali, quali mission, vision, purpose, canvas vari, processi, organigramma, schema di governance, carta dei valori, codice di comportamento, e così via. Proprio il lavoro di questa terza fase ha creato un ambiente di estrema fiducia da parte dei volontari, che si sono sentiti parte di un viaggio di creazione del valore, un valore che può esser amplificato da una struttura di organizzazione non-profit caratterizzandone l’immagine e creando un vero e proprio presupposto di impalcatura replicabile. 

La quarta fase, nel frangente estivo del 2023, si è contraddistinta dalla creazione di uno statuto e dall’impegno di professionisti del settore (nella fattispecie di notaio e commercialista) per creare l’impostazione legale di organizzazione non-profit. Ad oggi (marzo 2024), la firma dello statuto è in fase di finalizzazione, il direttivo – di cui farò parte - è stato eletto, e le pratiche notarili e bancarie sono in fase di arrivo.

Quali sono le competenze che avete messo in campo per supportare Liberi Dentro? E cosa ha insegnato a voi questa esperienza?

Le competenze messe al servizio di Liberi Dentro sono state per lo più quelle impartiteci dalla Scuola nei rispettivi programmi MBA, nonché quelle acquisite nei rispettivi percorsi professionali da Angela Cea, Daniela Tonoli, Chiara Rossetti e Andrea Biancini, altrettanti alumni di POLIMI GSoM che hanno contribuito al sogno non-profit di Liberi Dentro. Per nominare qualche competenza chiave, direi sicuramente gestione dei progetti, gestione del gruppo, creazione di obiettivi ambiziosi ma fattibili e concretamente raggiungibili, misura del progresso, empowerment; insomma, un mix di competenze gestionali, al di là di quelle umane che comunque ci contraddistinguono in quanto professionisti di successo nei rispettivi ambiti. Un perfetto blend di competenze hard e soft che combinate ad arte hanno fatto sì che i membri del progetto Liberi Dentro si sentissero ad agio nel processo di crescita.

In termini di insegnamenti, lato mio, direi che sia ormai divenuto chiaro che la gestione della passione e dell’impegno nel sociale richiede una sensibilità particolare, soprattutto considerando che associazioni del terzo settore sono anche spesso contraddistinte da un’impalcatura valoriale peculiare e, al tempo stesso, identitaria. La gestione delle aspettative, il rispetto per l’identità, così come la motivazione attraverso un “purpose più alto” sono state altrettante cose che abbiamo imparato nel percorso insieme ai volontari.

Proprio il punto sul “purpose più alto” è un qualcosa a cui tengo molto, in quanto credo che sia stata la leva principale, dando il via al percorso insieme ai volontari: abbiamo presentato la prospettiva di un valore amplificato se solo il progetto fosse portato ad associazione e quindi con una struttura di hub capace di incanalare fondi verso progetti ad altissimo valore aggiunto per la rieducazione dei detenuti. Ecco, questa credo sia stata la scintilla che ci ha poi insegnato, in quanto alumni della Scuola, che il purpose è per davvero quella leva di cambiamento di cui tanto spesso si sente parlare.

Il caso di successo di Liberi Dentro fa parte di un più ampio progetto di scuola, Leave Your Mark. Quale ruolo gioca la community di Alumni di POLIMI GSoM?

A mio avviso, la community di alumni è letteralmente motore, un traino fatto di innumerevoli alte competenze ed infinite energie positive. La scuola è anzitutto incubatrice di talento, ma non solo. Essa è infatti hub di connettività e di amplificazione. Connettività e amplificazione passano per i professionisti che compongono questa realtà bellissima di community che funge da cuore pulsante e, allo stesso tempo, estensione del purpose della scuola.

Quanto a ruolo, non avrei remore a dire che la community è fulcro del cuore pulsante della scuola; è infatti community, ma al tempo stesso estensione periferica della stessa scuola, intesa come rete di connettività tra le rispettive reti professionali, aziendali e sociali.

Insomma, non solo rappresentanza ma vera e propria parte attiva che influenza e sviluppa.

Quali suggerimenti vuoi condividere con gli Alumni che supporteranno i progetti della prossima edizione di Leave Your Mark?

Investirsi e investire. Le associazioni del terzo settore sono focolaio di idee e passione. Le stesse vanno però canalizzate con struttura e gestione per creare valore e far sì che si crei la giusta valvola di sfogo.

Come in tutte le cose, all’inizio non è mai facile costruire la fiducia, quella giusta, per poter esser leva di risultati. Per questo, dico agli alumni che parteciperanno alle versioni future di rispettare i tempi e mai mollare: far sì che le idee si incanalino in un circolo virtuoso, per il bene comune, cosa che richiede tempo, pazienza e tanta – ma veramente tanta – perseveranza.

27 Marzo 2024

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