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Pero Margherita

03 Aprile 2025

Sostenibilità e criteri ESG: le nuove sfide e opportunità del Supply Chain Management

Sostenibilità & Impatto

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Pero Margherita

03 Aprile 2025
Sostenibilità e criteri ESG: le nuove sfide e opportunità del Supply Chain Management

Sostenibilità & Impatto

Il Supply Chain Management si trova ad affrontare sfide sempre più complesse legate alla sostenibilità, un tema che ha assunto un ruolo centrale nelle strategie aziendali. La crescente attenzione verso i criteri ESG (Environmental, Social and Governance) spinge le imprese a ripensare le proprie catene di fornitura, non solo per ridurre l’impatto ambientale, ma anche per garantire la responsabilità sociale e la trasparenza dei processi. In questo scenario, la gestione sostenibile della supply chain non è più un’opzione, ma una necessità per le aziende che vogliono rimanere competitive e rispondere alle aspettative di consumatori, investitori e comunità.

A sottolinearlo è la Professoressa Margherita Pero, Direttrice del Flex Executive MBA di POLIMI Graduate School of Management ed esperta di Supply Chain Management, che in questa intervista esplora i principali temi che le aziende devono affrontare nei prossimi anni, illustrando come le sfide possano trasformarsi in opportunità grazie a processi innovativi, tecnologie emergenti e un cambiamento culturale guidato da valori e competenze.

 

Nel 2025, e in generale nel prossimo futuro, quali sono i temi chiave che le aziende devono mettere al centro della loro strategia di Supply Chain Management in termini di rispetto dell’ambiente e responsabilità sociale d’impresa?

Quando parliamo di sostenibilità nella supply chain, ci riferiamo a un insieme di tematiche che non solo impattano l’ambiente, ma che toccano anche aspetti sociali ed economici. La sfida per le aziende è integrare questi principi nei propri processi, creando valore per tutti gli stakeholder coinvolti.

Uno dei primi aspetti su cui le imprese devono concentrarsi riguarda la misurazione e il reporting delle performance ESG. È impossibile migliorare ciò che non si misura: senza indicatori chiari e processi di reporting trasparenti, non si può avere una visione completa delle aree in cui l’azienda eccelle e di quelle che necessitano di interventi migliorativi. Questo approccio consente alle imprese di orientare le proprie strategie verso obiettivi concreti e misurabili, facilitando il dialogo con investitori, banche, clienti e comunità.

Accanto alla misurazione, la trasparenza e la tracciabilità della filiera emergono come elementi imprescindibili. Le aziende devono poter risalire all’origine delle materie prime, comprendere i processi produttivi e monitorare le modalità di trasporto. Strumenti come i QR code, già adottati da realtà come Oleificio Zucchi per tracciare l’olio extravergine d’oliva, o i passaporti digitali nel settore moda, permettono ai consumatori di fare scelte più consapevoli, aumentando la fiducia nei confronti del brand.

Un altro tema centrale è quello dell’economia circolare. L’adozione di materiali riciclati, riciclabili o compostabili rappresenta un’opportunità non solo per ridurre l’impatto ambientale, ma anche per differenziarsi sul mercato. Aziende come Orange Fiber, che produce tessuti dagli scarti degli agrumi, Aquafil, che ricicla reti da pesca per creare nylon, e Candiani Denim, con i suoi capi compostabili, dimostrano come l’innovazione possa tradursi in vantaggio competitivo. Infine, non va trascurato l’aspetto sociale: garantire il rispetto dei diritti umani e delle giuste condizioni di lavoro lungo tutta la filiera è un impegno che le aziende devono assumersi con responsabilità; in tal senso, significativa e di valore è la collaborazione che le imprese possono attivare con realtà come le sartorie sociali per promuovere l’inclusione e il benessere delle comunità.

 

In che modo è necessario operare per far sì che queste tematiche si traducano in opportunità di crescita e sviluppo competitivo per le aziende? Quale supporto è in grado di garantire oggi l’applicazione delle tecnologie emergenti in questo ambito?

Affrontare le sfide della sostenibilità non significa solo adottare soluzioni innovative, ma rivedere l’intero ecosistema aziendale lavorando su tre dimensioni fondamentali: processi, persone e tecnologie. Solo attraverso un approccio integrato è possibile trasformare le sfide in vere opportunità di crescita.

L’innovazione, certamente, gioca un ruolo centrale. L’Internet of Things, per esempio, consente di monitorare in tempo reale le condizioni dei prodotti durante il trasporto al fine di garantirne la qualità, tema cruciale soprattutto per settori delicati come l’alimentare e il farmaceutico. Sensori e tag permettono di raccogliere dati preziosi, migliorando la visibilità lungo tutta la filiera e consentendo interventi tempestivi in caso di criticità.

La blockchain rappresenta un’altra risorsa strategica, in quanto offre la possibilità di certificare l’origine delle materie prime e di assicurare la tracciabilità delle transazioni, elemento chiave per contrastare la contraffazione e per rafforzare la fiducia tra i diversi attori della supply chain.

Non meno importante è l’intelligenza artificiale, che consente di automatizzare processi complessi come il sorting dei materiali riciclati, rendendo più efficiente la gestione dei flussi e riducendo gli sprechi. Tuttavia, la tecnologia, per quanto avanzata, non è sufficiente se non è accompagnata dalla collaborazione tra tutti gli attori della filiera. Un esempio significativo e virtuoso in tal senso è il progetto PNRR Musa, di cui il Politecnico di Milano è uno degli atenei partner: il progetto sta sviluppando, tra le altre, una piattaforma volta a favorire la cooperazione tra gli attori dell’ecosistema moda e design per sviluppare soluzioni sostenibili e scalabili.

Alla base di tutto, però, restano le persone. È fondamentale che i manager siano in grado di instaurare relazioni collaborative, coinvolgendo fornitori, partner e stakeholder per creare un ecosistema basato sulla fiducia e sulla condivisione di obiettivi comuni.

 

La gestione sostenibile della catena di fornitura rientra quindi in un contesto più ampio di gestione d’impresa che, oltre a soluzioni e servizi innovativi, necessita di un change management interno guidato da conoscenze, competenze, valori e da un Purpose chiaro e ben definito. È corretto?

Proprio così. La transizione verso una supply chain sostenibile richiede un cambiamento profondo, non solo nei processi aziendali, ma anche nella cultura organizzativa. Questo cambiamento deve essere guidato da una visione chiara, supportata da conoscenze specifiche e da valori condivisi che orientino le scelte aziendali verso la sostenibilità.

In questo contesto, la formazione gioca un ruolo determinante. POLIMI Graduate School of Management si impegna a formare leader consapevoli e responsabili, capaci di affrontare le sfide della sostenibilità attraverso un approccio sistemico. Programmi come l’EMBA e master dedicati non si limitano a trasferire competenze tecniche, ma promuovono una visione più ampia, fondata sul concetto di ‘Leadership with Purpose’.

Questo approccio non riguarda solo il raggiungimento degli obiettivi economici, ma anche la capacità di creare valore per la società e per l’ambiente. Attraverso iniziative di formazione continua, la nostra scuola offre ai manager gli strumenti per tradurre il Purpose aziendale in azioni concrete, favorendo un cambiamento che parte dalle persone e si riflette sui processi, anche di supply chain.

POLIMI Graduate School of Management promuove inoltre una cultura della collaborazione e della condivisione, organizzando momenti di confronto tra aziende, esperti e studenti, al fine di creare un ecosistema virtuoso in cui l’innovazione diventi il motore di una trasformazione sostenibile e duratura, a beneficio non solo delle imprese, ma della società nel suo complesso.