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Ciccullo Federica

08 Ottobre 2024

Sostenibilità nel Settore Food: verso un futuro responsabile e innovativo

Sostenibilità & Impatto

Sustainability

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Ciccullo Federica

08 Ottobre 2024
Sostenibilità nel Settore Food: verso un futuro responsabile e innovativo

Sostenibilità & Impatto

Sustainability

L'innovazione tecnologica per rendere sostenibile il settore alimentare

La sostenibilità sta diventando un valore sempre più riconosciuto nel settore food, tanto da influenzare ogni fase della filiera produttiva, dall'agricoltura fino al consumatore finale. La rivoluzione green di un comparto fino a questo momento molto tradizionale è guidata dalle nuove tecnologie, tra big data, AI e piattaforme digitali, sulla spinta di una crescente consapevolezza ambientale e la volontà di abbracciare soluzioni più responsabili ed innovative. Alcuni settori di questa industria risultano particolarmente attivi per la Professoressa Federica Ciccullo, Direttrice dei Master in Environmental Sustainability and Circular Economy e Sustainability Management & Corporate Social Responsibility di POLIMI GSoM e ricercatrice del Food Sustainability Lab del Politecnico di Milano.  

 

La filiera agroalimentare si sta sempre più digitalizzando e arricchendo di novità. Quali sono le soluzioni innovative per la prevenzione e gestione delle eccedenze alimentari che si stanno sviluppando?

 

Il ruolo della tecnologia, soprattutto riferito alla riduzione e valorizzazione dello spreco alimentare, è una sfida complessa e di grande rilevanza, con tanti aspetti e implicazioni. Il vero problema è che, a fianco dello spreco, coesiste anche la povertà alimentare. Tutto questo non è solo vero su scala globale ma anche locale e per l'Italia. Per contrastare questi fenomeni sono nate tante realtà in cui la tecnologia rappresenta una leva abilitante, ma da sola non è sufficiente. Fondamentalmente si stanno applicando le tecnologie digitali sia per prevenire le eccedenze, che per il loro riutilizzo o distribuzione. L'uso di piattaforme software permette un migliore allineamento tra produzione e consumo per evitare le eccedenze, sfruttando l'AI e algoritmi di machine learning per prevedere meglio la domanda e integrare la produzione. Un'altra categoria di soluzioni digitali è legata alla sensoristica, utilizzata per il monitoraggio e la tracciabilità di ogni tipo di eccedenze così da ripensare alcune abitudini delle organizzazioni.

 

Ci vuole raccontare qualche interessante progetto di ricerca sviluppato in questo ambito?

 

Ci sono realtà che propongono soluzioni per il monitoraggio, mentre altre si concentrano sulla pianificazione della produzione, sfruttando i big data per creare un miglior match tra produzione e consumo. Sono tecnologie che per funzionare hanno bisogno di essere alimentate dai dati non solo del mondo della produzione, ma anche di quello della distribuzione. Quindi c'è bisogno che gli attori della filiera collaborino e che fornitori di tecnologie e servizi si strutturino meglio per rilevarli. Ci sono soluzioni interessanti come, per esempio, Agrofresh, che fornisce uno spray che contiene un inibitore per rallentare la maturazione. Tra le aziende italiane c'è invece Lifebag che produce sacchetti e vaschette antimuffa e antibatteriche. Negli ultimi anni, anche il Politecnico di Milano ha sviluppato progetti di ricerca in questo ambito come SIVEQ, un sistema automatizzato per tracciare le eccedenze su scala locale generate sulla città di Milano.

 

Si sta scommettendo sempre più su un modello di filiera corta sostenibile. Si stanno trasformando radicalmente la produzione e i prodotti agricoli scelti per aderire a questo nuovo modello?

 

Le filiere corte rappresentano un modello più sostenibile della filiera agroalimentare perché permettono di dare importanza alle produzioni locali e anche di proteggere gli agricoltori che in alcuni casi si trovano esposti a una non sempre equa distribuzione dei costi e dei benefici. È altrettanto vero però, che a volte c'è un po' di confusione su cosa si intenda per filiera corta, perché l'aspetto della prossimità geografica è solo uno dei numerosi fattori da considerare. Bisogna tenere conto che è anche una filiera relazionale con un contatto sempre più diretto tra produttori e consumatori in cui viene disintermediato il processo con un valore anche culturale e sociale, perché vengono trasmessi al consumatore finale informazioni su come viene prodotto un determinato alimento. Si tende inoltre ad associare l'aspetto geografico alle filiere corte, ma non è una condizione necessaria per la sostenibilità. Alcune produzioni possono non essere di prossimità fisica, basti pensare al caffè o al cacao, ma è comunque possibile sviluppare una prossimità relazionale e informativa tra produttori e consumatori. In questi casi, si investe molto sul tracciare, comunicare, garantire o certificare la provenienza di un prodotto e qui la tecnologia svolge un ruolo chiave sia per la disintermediazione, che per offrire dettagli e aggiornamenti sui prodotti. È il caso – sempre per l'Italia – di Cortilia o della startup friulana, Soplaya, che mette in contatto la produzione con il mondo della ristorazione.

 

Si tratta dunque di un'industria che sta sperimentando lungo tutta la sua catena del valore e ha l'obiettivo di coniugare sostenibilità ed efficienza e, in alcuni casi anche solidarietà, con un ritorno economico. Le innovazioni di questo settore si sono tradotte in nuovi modelli di business attraverso piattaforme che costituiscono nuovi marketplace e che consentono collaborazioni cross settoriali imprevedibili su scala locale, a volte anche con l’intento di sviluppare reti virtuose.

 

Sono tutti argomenti che vengono attentamente esaminati e studiati all'interno dell’International Master In Environmental Sustainability And Circular Economy e nel corso dell'International Master In Sustainability Management And Corporate Social Responsibility, entrambi diretti dalla Professoressa Ciccullo.