13 Settembre 2024

Integrare Purpose e filosofia: la chiave per la crescita aziendale

Integrare Purpose e filosofia: la chiave per la crescita aziendale

Integrare Purpose e filosofia: la chiave per la crescita aziendale

Le imprese di successo non si limitano più a perseguire obiettivi economici, ma ricercano un impegno profondo verso il benessere collettivo, l’innovazione e la sostenibilità. È un contesto aziendale in cui il purpose, l'obiettivo e scopo unico di un'azienda, e i suoi valori si stanno come allineando. Una presa di consapevolezza che guida le decisioni strategiche, favorendo un impatto positivo non solo per l'impresa stessa, ma anche per l'ambiente e la società in cui opera. In questo percorso di adesione sempre più convinta al purpose, la filosofia può giocare un ruolo determinante. Il pensiero filosofico spinge le persone a interrogare la realtà nel suo insieme, rintracciandone il significato e il valore più profondo. Questo approccio critico e riflessivo permette alle aziende di esplorare nuovi orizzonti, riformulare il proprio ruolo nel mondo e promuovere un'evoluzione che va oltre il profitto.

A questo contesto in evoluzione, dove gli obiettivi sono di una crescita sostenibile e responsabile, il Percorso Executive in Filosofia per il Management mira per potenziare l’agire organizzativo e manageriale attraverso la filosofia. Il primo modulo si intitola Purpose e Valori in Impresa e a guidarlo è il Professor Roberto Mordacci, ordinario di Filosofia morale presso Università Vita-Salute San Raffaele - Facoltà di Filosofia. L'obiettivo è affrontare criticamente il tema del purpose e come questo sia fondamentale per lo sviluppo di un'impresa capace di coniugare le aspettative economiche con l'attenzione ai valori umani e all'ambiente. Come il purpose sia in grado di promuovere lo sviluppo di un'impresa grazie all'adesione delle persone che vi lavorano lo spiega bene il professor Mordacci.

 

Mission e purpose aziendale, perché vanno considerati insieme?

Ormai nel linguaggio manageriale si lavora con un intreccio di tre concetti: mission, vision e purpose. La prima è la definizione di ciò che un’impresa concretamente fa – il suo prodotto o servizio; la seconda è l’interpretazione del mondo in cui l’attività si inserisce; la terza, è il chiarimento del senso che le azioni dell’impresa hanno per le persone. Idealmente, è il purpose che spiega perché un’impresa esiste, per quale scopo umano, perciò è da esso che dipende, logicamente, tutto il resto.

Se l'obiettivo aziendale che voglio promuovere è la capacità umana di comunicare, nella vision si dice come ci si colloca nel mondo della comunicazione e nella mission si dice con quale concreta attività si vuole realizzare il miglioramento della comunicazione umana. È decisivo che il purpose non sia un valore generico (il benessere o la felicità o la responsabilità o un insieme di questi) ma una specifica attività umana, come appunto la comunicazione, la formazione, la mobilità, la costruzione di infrastrutture e così via. Altrimenti si tratta solo di concetti astratti che non caratterizzano l’identità dell’impresa.

 

Quali sono i fattori chiave del purpose?

Come detto, il fattore veramente cruciale è la specificità del purpose. Il “senso” di un’impresa o la sua “ragion d’essere” non può essere un termine generico. Nel purpose, l’impresa deve dire che esiste perché ha rintracciato un autentico bisogno umano e che intende favorire la sua realizzazione. E deve volerlo fare in modo innovativo, sostenibile e giusto. Si applica il rasoio di Ockham: non si moltiplicano gli enti senza necessità. Una nuova impresa si giustifica se fa qualcosa di nuovo o di meglio; se lo fa in modo da essere sostenibile economicamente, socialmente ed ecologicamente; e se agisce secondo giustizia, ossia non alimentando le diseguaglianze, le discriminazioni e l’oppressione. Non c’è innovazione senza giustizia: la storia della tecnologia (si pensi al Modello T di Ford) mostra che le innovazioni durature sono quelle che riducono le disuguaglianze, non quelle che le aumentano. Questo devono tenerlo presente anche le aziende della cosiddetta “alta gamma”: produrre per una élite può ben essere parte di un’impresa, ma non esaurisce il suo senso sociale.

 

Cosa serve perché il purpose possa esprimersi in tutto il suo potenziale?

Occorre anzitutto pensare il purpose a partire da ciò che si fa realmente. Un mero manifesto ideologico non serve a nulla e finirà per essere ipocrita o falso. La manovra essenziale è chiedersi: “Ma noi, che cosa facciamo?”. E il primo livello della risposta è semplice: per esempio, “noi costruiamo automobili”. Il secondo livello è “che cosa è un’automobile?”, ossia: che senso ha per gli esseri umani il fatto che esistano automobili? E il terzo livello è “in che cosa il nostro modo di costruire automobili risponde al bisogno umano di muoversi?”. E infine: “il modo in cui facciamo quel che facciamo rispecchia la ragione umanamente rilevante per cui lo facciamo?”

L’ultima domanda è cruciale. La riflessione sul purpose riguarda le pratiche concrete: i processi, le catene del valore, il rapporto con i collaboratori e con gli stakeholder, la relazione con la società e con il tempo e il luogo in cui si agisce. Quale senso trasmettono le nostre pratiche? Quale obbiettivo è incarnato nei nostri processi? Se togliessimo ogni dichiarazione di principio, un visitatore o un marziano che cosa penserebbe vedendoci agire?

 

Come valori economici ed etici possono integrarsi?

Nessun economista o manager serio condivide più la tesi di Milton Friedman, secondo cui l’unico scopo che un’impresa deve porsi è il risultato economico. Per la semplice ragione che quest’ultimo non arriva o non dura se non si risponde a un bisogno reale e se non lo si fa in modo da non distruggere le buone relazioni, il contesto in cui si opera e l’ambiente nel suo insieme. La dottrina Friedman, che è l’essenza dell’ideologia neoliberista e che persiste nell’azione delle imprese più irresponsabili e scorrette, è stata sconfessata dalla storia non meno di quanto lo sia stato il collettivismo sovietico. Le imprese predatorie presto o tardi falliscono o sono punite dal diritto e dall’opinione pubblica. Entrambe le ideologie sono espressione di una visione sostanzialmente disumana.

L’idea del purpose è il portato di una visione umanistica del management e del senso di fare impresa ed è il potenziale motore di una trasformazione del capitalismo in un senso meno iniquo.

Il Percorso Executive in Filosofia per il Management riflette tutte queste sollecitazioni e tiene conto del complesso contesto economico e sociale in cui operano le aziende. Gli strumenti che offre il pensiero filosofico consentono a manager e imprenditori un'interpretazione della realtà più profonda e una gestione del proprio ruolo coniugando insieme flessibilità mentale, comprensione ed empatia.

13 Settembre 2024

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