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19 Luglio 2023
Pubblica Amministrazione: dall’idea di quattro Alumni POLIMI GSoM nasce un nuovo progetto di formazione per i dipendenti pubblici
Il loro project work – sviluppato insieme ai colleghi Francesco Rossi – è diventato realtà, dimostrando fin da subito come il percorso fatto con il Master per la Trasformazione Digitale della Pubblica Amministrazione abbia fornito loro gli strumenti per contribuire al cambiamento della PA. I loro nomi sono Elisa Barbagiovanni Gasparo, Antonino Scorza e Pasquale Elia e oggi ci raccontano la loro esperienza nelle nostre aule.
Cari Elisa, Pasquale e Antonio quali sono le motivazioni che vi hanno spinto a frequentare il Master DIPA?
Elisa: Le competenze sono l’ossigeno che dà respiro all’operato di un dipendente pubblico, che – al contrario di quello che a volte si pensa – si trova a lavorare in un contesto “turbolento”, in continua evoluzione (normativa, tecnologica, sociale, ect.). Inoltre, ai fini dell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, i dipendenti pubblici si sono impegnati nella realizzazione di progettualità caratterizzate da una maggiore complessità e da attuare in un quadro di scadenze e di target molto stringente. Senza aggiornare in maniera costante le proprie competenze, si rischia di non rimanere al passo con i tempi: si lavora con più difficoltà, senza una visione e si produce meno “valore pubblico”. Abbiamo pensato che un master dedicato alla valorizzazione delle competenze sui temi della transizione al digitale potesse, da un lato, permetterci il necessario aggiornamento su tematiche strategiche ineludibili, peraltro in continua evoluzione; dall’altro, offrirci un valido supporto per orientare all’innovazione i processi della Pubblica Amministrazione. Ciò assume particolare rilevanza ai tempi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che, se da un lato ci offre la possibilità di realizzare importanti progettualità grazie agli ingenti finanziamenti messi a disposizione, dall’altro ci impone ritmi elevati e modus operandi “quick win”.
Pasquale: La spinta ad approfondire “teoria e pratica” della trasformazione digitale nasce dalla convinzione che non si tratta di un tema da delegare, magari anche un certo sollievo, a informatici e “smanettoni”, bensì di qualcosa che ci riguarda tutti come dipendenti pubblici e come cittadini, essendo considerato uno dei principali driver, se non il più importante, per creare valore per la collettività. Sarebbe sbagliato, del resto, pensare che si tratti di un investimento per un futuro più o meno prossimo: l’urgenza di apprendere nasce dalla sensazione che il presente non sia all’altezza delle sue potenzialità. In altre parole, l’idea è di accelerare la costruzione di un presente ambizioso in grado di cavalcare la rivoluzione digitale anziché, come talvolta accade, arrancare provando a tenerne il passo. L’esperienza della pandemia ci ha confermato che – come PA e come cittadini – se messi alle strette siamo in grado di compiere dei significativi balzi in avanti, anche nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Si tratta in altre parole di rendere un’abitudine l’agilità che, in quanto italiani, abbiamo sempre dimostrato nelle emergenze. Caratteristica che ci viene riconosciuta anche all’estero.
Non nascondo, infine, anche la curiosità per vedere come era gestita l’alta formazione nella scuola di management di una delle Università che si colloca sempre nei primi posti, se non al primo, tra gli atenei italiani. Sicuramente non sono rimasto deluso, anzi personalmente posso dire che sia stato al di sopra delle mie aspettative.
Antonio: Per me, invece, è stato il mettersi, ancora una volta, in gioco per affrontare il tema della transizione digitale sia sotto l’aspetto manageriale – a me più congeniale – che sotto l’aspetto normativo, ma anche soprattutto tecnologico. Le lezioni che hanno interessato il mondo delle tecnologie come per esempio Internet of Things, (IOT), Intelligenza Artificiale (AI), Blockchain, Cloud, ecc. sono state per me le più stimolanti.
Il vostro project work finale è diventato realtà e, in qualche modo, ha contribuito alla realizzazione del progetto “Syllabus – Nuove Competenze per le Pubbliche Amministrazioni”, promosso dal Dipartimento della funzione pubblica nel 2023. Volete raccontarci questa esperienza?
Elisa: Proprio così. Abbiamo avuto la fortuna di poter sperimentare parte delle metodologie apprese durante il percorso del master su un progetto concreto e molto ambizioso. Si tratta del progetto “Syllabus – Nuove Competenze per le Pubbliche Amministrazioni”, promosso dal Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri – presso cui presto servizio – allo scopo di realizzare un HUB per la crescita del capitale umano delle pubbliche amministrazioni. L’opportunità di lavorare su questo progetto contestualmente al percorso di studi in POLIMI GSoM, la possibilità di approfondire alcuni dei percorsi di studio ed esercitazioni pratiche previste dal Master, ci hanno consentito di mettere in pratica alcuni degli approcci quali il Design Thinking, l’Agile, le tecniche di analisi dei fabbisogni dell’utente, per orientare le attività rispetto ai bisogni di tutti gli stakeholder di progetto. Il principale elemento di complessità che ci siamo trovati a gestire nella realizzazione del progetto è stato infatti quello di “orchestrare” tutte le necessità dei vari attori coinvolti: esterni (dipendenti pubblici, erogatori della formazione); interni (responsabili della formazione delle amministrazioni, referenti del Dipartimento della funzione pubblica; pubblici (dipendenti, dirigenti ect…); privati (erogatori della formazione).
L’approccio “learner centered” del design thinking applicato alla formazione nel contesto pubblico – sperimentato anche grazie al nostro project work – ha contribuito senz’altro a ispirare la progettazione della nuova piattaforma Syllabus.
Qual è il Purpose che vi ha guidato nello svolgere questo progetto e qual è l’impatto che esso avrà nell’organizzazione?
Pasquale: Come accennato, l’idea di base da cui siamo partiti è che le riflessioni, che nell’ambito della progettazione di applicativi informatici hanno portato a sviluppare metodologie in grado di aiutare a meglio “centrare” il servizio da erogare su utenti con specifichi e diversi bisogni, costituissero un cambio di paradigma potenzialmente dirompente per la PA.
Direi pertanto che, da una parte abbiamo l’obiettivo di migliorare la progettazione ed erogazione della formazione per i dipendenti pubblici puntando ad impattare sulla capacità amministrativa della PA. Dall’altro vi è l’ambizione di offrire un esempio di come la trasformazione digitale, che appunto non è solo “tecnica”, possa essere un enzima in grado di facilitare il passaggio da una logica formalistica legata all’idea dell’adempimento burocratico, che purtroppo può contagiare anche la formazione e lo sviluppo del personale, a un approccio che spinga irresistibilmente i comportamenti individuali e l’agire dell’organizzazione verso la creazione di valore pubblico. Obiettivo da tempo prioritario per chi si occupa, con livelli di responsabilità ovviamente diversi, di PA; e fra questi ricomprenderei anche chi, come voi, progetta percorsi di alta formazione destinati ai dipendenti pubblici: possiamo e dobbiamo essere solidi alleati.
Ovviamente il ciclo di progettazione – erogazione della formazione – modifica dei comportamenti – miglioramento della performance organizzativa – creazione di valore per la collettività non ci consente di fare ora una valutazione di impatto, ma possiamo dire che una parte rilevante del project work è stata proprio dedicata all’analisi delle modalità e degli strumenti di misurazione di tale impatto.
Antonio: Nel caso del Dipartimento Casa Italia di cui faccio parte, l’applicazione delle metodologie del modello è stata molto stimolante e interessante. Durante la sperimentazione sia i colleghi che i dirigenti hanno avuto la reale percezione che un modo nuovo e “altro” di fare formazione esiste ed è realmente applicabile alla P.A.. Insomma credo che abbiamo creato una nuova consapevolezza rispetto alla tematica dell’apprendimento.
Quali aspetti del Master, non solo contenutistici ma anche legati al capitale relazionale, sono stati più preziosi per voi, non solo per la realizzazione del progetto ma più in generale per il vostro sviluppo professionale?
Pasquale: Devo ammettere che dal punto di vista relazionale ho sofferto un po’ la mancanza, per ragioni legate alla pandemia, di un approccio blended in grado di alternare i webinar con momenti di confronto in presenza. Tuttavia, devo dire che tutti i partecipanti al master con cui ho svolto i vari laboratori che caratterizzano il percorso formativo, hanno sempre avuto un atteggiamento molto attivo quando abbiamo lavorato insieme, anche quando si è trattato di sacrificare il proprio tempo libero. Questo, a mio parere, è una conferma che condividevamo l’idea che quello che stavamo facendo fosse utile per il nostro percorso professionale. E le relazioni nascono e si consolidano molto quando si costruisce insieme qualcosa.
Elisa: Il percorso di studi appena concluso è stata un’esperienza polivalente. Sicuramente l’aspetto più importante è stato quello di apprendere e aggiornarsi rispetto ai contenuti erogati. Ma devo dire che è stata un’esperienza che mi ha arricchito anche dal punto di vista relazionale: nonostante la condizione di frequenza da remoto, siamo riusciti a costruire una rete di relazioni professionali, che ha permesso di conoscere metodologie, casi di successo e punti di vista differenziati.
Se dovessi descrivere in tre parole questa esperienza sicuramente potrei dire: passione, come quella che abbiamo potuto percepire dai nostri docenti e come quella che, personalmente, abbiamo continuato ad alimentare durante il percorso, apprendimento continuo, perché l’apprendimento produce competenza ma quest’ultima necessita di apprendimento continuo per essere alimentata, soprattutto nel campo della trasformazione digitale, e relazioni, come quelle che abbiamo intrecciato trasversalmente e che faremo di tutto per mantenere.
Grazie a tutti voi per averci raccontato la vostra storia!