12 Aprile 2023

Startupper per vocazione. La storia di Valentina Garonzi, CEO di Diamante.

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A soli 25 anni, era già CEO di Diamante, società focalizzata alla creazione di un nuovo approccio terapeutico per le malattie autoimmuni. Oggi, Valentina Garonzi, Alumna dell’Executive Master in Management, non ha perso l’entusiasmo. Merito forse anche del purpose che la guida, quello di sviluppare un farmaco che offra soluzioni alle persone che stanno male, dando spazio a quei ricercatori di talento che non hanno trovato sbocchi nel mondo accademico.

Ciao Valentina, grazie di essere qui con noi oggi. Noi ti abbiamo conosciuta nel 2017, quando sei entrata nelle nostre aule come allieva ed eri già CEO di una startup. Ma qual è stato il tuo percorso?

Laureata in Economia Aziendale, con specialistica in Economia e Legislazione D’Impresa a Verona, ho dedicato la mia tesi di laurea triennale alle startup. Era il 2013 e a Verona, di startup non ce n’erano poi così tante, ma grazie a quel progetto ho iniziato a conoscere molte realtà del territorio e spin-off dell’Università. Con il senno di poi, è stata l’esperienza più significativa nel mio percorso verso Diamante.
Ho comunque continuato a coltivare l’interesse per le startup collaborando con H-Farm e seguendone alcune negli hackathon.
Nel 2016, poi, a soli 25 anni, sono diventata CEO di Diamante.

A quel punto, hai scelto di tornare sui banchi di scuola. Come mai?

I primi anni in Diamante sono serviti da “rodaggio” per validare il progetto, esplorare il mercato e per crescere professionalmente come team, indentificando i ruoli delle risorse.

Nel 2017, ho sentito la necessità di continuare il mio percorso di formazione, andando a sviluppare quelle competenze necessarie per portare avanti l’attività imprenditoriale. Per farlo ho scelto inizialmente il Percorso Executive in Enterprise Risk Management, per proseguire poi con l’Executive Master in Management.

È stato proprio sui banchi di POLIMI GSoM che ho consolidato la mia decisione di proseguire sulla strada imprenditoriale. Il Master non mi ha solo aiutata a sviluppare le competenze manageriali di cui sentivo il bisogno, ma mi ha anche messa in contatto con professionisti e imprenditori provenienti da realtà consolidate.
A distanza di anni, mi è rimasto un “capitale relazionale” – un network di colleghi che hanno un livello di esperienza superiore al mio – che porto ancora con me.
Anche la formazione sulla leadership è stata per me importante, ma è chiaro che è una competenza che si sviluppa via via strada facendo sul campo, avendo un team da seguire.

Che eri interessata alle startup era evidente, ma perché proprio Diamante? Quali valori hanno guidato la tua scelta?

A convincermi è stato in primis l’ambiente dinamico. Si tratta infatti di una startup che segue un progetto innovativo e altamente sfidante. Nelle startup si trovano un dinamismo e un clima diversi rispetto a quelli di un’impresa tradizionale, dove ci sono procedure più consolidate, altre aziende nel mercato con cui confrontarsi. Nella startup, invece, si crea qualcosa di nuovo e non ci si annoia mai. Ecco, è questo a darmi grande entusiasmo.

Ovviamente c’è un certo livello di rischio che può essere difficile da gestire emotivamente: a volte mancano i fondi o non è ben chiara la traiettoria da seguire, oppure ci sono situazioni non semplici da gestire.

Aspetti questi che però sono bilanciati dalla forte motivazione verso un ideale. Almeno nelle prime fasi, non sono la remunerazione o la sicurezza a darti la spinta, ma piuttosto la forte volontà di avere un impatto positivo sulla società e di raggiungere il target del proprio progetto.

Nel caso di Diamante gli obiettivi sono due. Da una parte, sviluppare un farmaco che offra soluzioni alle persone che stanno male. Dall’altra, dare lavoro a chi arriva dall’ambito accademico e non ha trovato sbocco professionale in Università. Tutto il personale che abbiamo arriva dai laboratori di ricerca.

C’è un particolare evento che ti ha portato verso la sfida imprenditoriale?

Come accennato all’inizio, quello che mi ha più segnato e indirizzato verso Diamante è stata la tesi di laurea triennale nel 2013 sulle startup, a Verona. In questa occasione ho incontrato la mia attuale socia, che al tempo aveva avviato uno spin-off accademico che poi non ha portato avanti. Da questo incontro, due anni più tardi, è nato il progetto di Diamante.

Ma c’è stato un altro episodio che mi ha dato tanta energia e soddisfazione. È stata a vittoria del primo progetto europeo, grazie al quale abbiamo potuto finanziare i primi tre anni di ricerca.
È stata un’emozione molto forte, perché eravamo all’inizio e ci ha permesso di crescere moltissimo, garantendoci dei fondi da gestire. Eravamo l’unica realtà italiana all’interno di un consorzio di 14 organizzazioni europee, di cui 7 università/centri di ricerca e 7 aziende.

Ci sono poi altri bei ricordi, come quando siamo stati convocati dal Presidente della Repubblica in occasione della vincita di un premio, o quando abbiamo rilasciato un’intervista a Cinecittà.

Infine, alcune soddisfazioni a livello personale. Abbiamo superato i 5 anni di startup, diventando oggi una PMI innovativa. Abbiamo raccolto fondi sia italiani che esteri, e sono riuscita a gestire un team senza mai doverlo ridurre.

Grazie Valentina per averci raccontato la tua storia e il purpose che muove la carriera.

12 Aprile 2023

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