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Caniato Federico
23 Luglio 2024La rivoluzione dell'AI nella supply chain
Operations & Supply Chain Management
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Caniato Federico
23 Luglio 2024Operations & Supply Chain Management
Un'impresa di qualsiasi dimensione si stima che spenda circa l'80% del suo fatturato per l'acquisto di beni o servizi. Tuttavia, questo non vuol dire che l'80% del personale si occupi della supply chain; in un mondo interconnesso la gestione dei fornitori è diventata sempre più complessa. Non stupisce perciò che anche in questo ambito l'intelligenza artificiale, seppur con qualche ritardo, stia facendo il suo ingresso. Stiamo infatti parlando di una delle attività più strategiche e complesse per un'impresa: dalla selezione e gestione dei fornitori, alla negoziazione per merci o servizi, fino alla gestione di rischi e problemi di natura geopolitica, dei dazi e della possibile indisponibilità dei materiali. Si tratta di un settore data intensive che negli ultimi anni ha accolto la digitalizzazione anche con entusiasmo e che adesso si sta confrontando con l'AI.
Per il professor Federico Caniato, Ordinario di Supply Chain e Procurement Management presso la School of Management del Politecnico di Milano e Direttore dell’International Master in Digital Supply Chain Management – Operations, Procurement & Logistics e del Percorso Executive Supply Chain Management Excellence di POLIMI Graduate School of Management stiamo assistendo da parte dei responsabili della supply chain delle imprese ad una corsa verso l'adozione di sistemi guidati dall'intelligenza artificiale perché "si sono resi conto della potenzialità che l' AI offre nel gestire gli acquisti e i fornitori".
Perché l'AI può essere strategica per la supply chain?
Tipicamente chi gestisce gli acquisti si trova a confrontarsi con fornitori molto vari, con una serie di problematiche che l'accompagnano: dalla consulenza ai trasporti, dall'accesso alle materie prime alla manutenzione. Siamo davanti ad un'eterogeneità che rende difficile avere una visione di insieme, a maggior ragione nelle realtà molto articolate. Un'AI adeguatamente formata e addestrata permette di avere una maggiore conoscenza di cosa si compra: aiuta nello scouting dei fornitori, assiste nella spend data classification e nell'individuare in giro per il mondo nuove opportunità. Non ci sono soluzioni ancora molto diffuse o standardizzate, ma si stanno facendo largo società che offrono soluzioni con l'AI incorporata per il procurement.
In quale ambito intravede grandi sviluppi per l'AI?
Probabilmente nella gestione del rischio perché con l'intelligenza artificiale abbiamo uno strumento nuovo che aiuta a valutare l'esposizione ai diversi rischi e monitorare la situazione. Nella supply chain non abbiamo solo il rischio di fornitura non conforme, ma può fallire un fornitore, può esserci un problema reputazionale, rischi collegati ai trasporti e legati alla geopolitica o a decisioni politiche come i dazi, Siamo ancora in una fase di adozione preliminare ma le potenzialità sono interessanti. Stiamo osservando le aziende che mappano la loro supply chain a livello internazionale, collegano le varie informative che l'AI fornisce con degli alert di varia natura. Sono tutti strumenti in sviluppo.
Sul fronte della sostenibilità quanto è efficace l'AI?
Intanto bisogna dire che le aziende sanno cosa comprano, ma non sempre da dove comprano. Capire come si articolano i vari livelli della filiera è fondamentale ma non è scontato e richiede una mappatura indispensabile per prevenire l'esposizione al rischio. Se vogliamo cercare di migliorare l'impatto ambientale della supply chain serve trovare fornitori che rispettino determinati requisiti e su questo l'AI è in grado di raccogliere informazioni da fonti terze, associare news e dati stampa, mostrare se un'impresa fornitrice è al centro di contenziosi per esempio. Anche su questo ambito ci sono tante aspettative.
L'ingresso dell'AI in azienda non rischia di marginalizzare l'attività umana?
In questi anni abbiamo mappato gli strumenti basati sull'AI che si sono rivelati utili a gestire il procurement. Possono intervenire in ogni fase: nella classificazione dei prodotti, nello scouting, nella definizione del rischio e persino nella contrattazione. Su questo fronte le aziende hanno tante aspettative perché oggi riescono a gestire con grande attenzione le merci o attività più costose; ma sugli altri prodotti non si negozia, si acquista in automatico. Quindi qui si può inserire l'AI per far risparmiare l'azienda. In realtà anche sulle negoziazioni più strategiche l'AI può essere molto utile non per automatizzare ma per aiutare nella fase preliminare. Più che immaginare che l'uomo possa essere sostituito, vedo l'AI come un interessante supporto per essere più efficaci o efficienti.
Un settore che sta trasformandosi con grande rapidità quali nuove competenze richiede?
Implementare l'AI nei propri sistemi e procedure è complesso e oneroso. Richiede grandi competenze perché per adottare strumenti avanzati servono persone che siano disposte a cambiare il proprio modus operandi. Competenti nelle loro professioni ma anche capaci di servirsi di strumenti non convenzionali. Stiamo osservando le aziende con cui collaboriamo che coinvolgono i nostri studenti dell’International Master in Supply Chain and Procurement Management proprio nello sperimentare nuove soluzioni. È necessario capire almeno a livello concettuale come funzionano questi strumenti, quali sono i limiti e le potenzialità. Capire la logica di funzionamento è indispensabile altrimenti non si riesce ad adoperare l'AI in modo corretto.